Contrariamente a quanto in genere si pensi, il kiwi (Actinida deliciosa) è originario della Cina, e i suoi frutti, già sette secoli fa, erano apprezzati alla corte del gran Khan. Quello che è tuttora il frutto nazionale cinese fu importato in Nuova Zelanda solo nel 1906 dalla missionaria Isabel Frasier, e il primo raccolto si ottenne nel 1910. Tuttavia, i neozelandesi consideravano l’Actinidia una pianta ornamentale, e dobbiamo attendere gli anni Cinquanta perché si consolidi il suo status commerciale.
L’origine del nome è curiosa: il principale produttore neozelandese cambiò il nome da “melonetta” a “kiwi” (prendendo come ispirazione l’uccello simbolo del suo Paese) nel 1958, per aggirare gli elevati dazi doganali imposti sui meloni.
In Italia, il primo impianto sperimentale fu realizzato a San Felice Circeo nel 1971, e due anni dopo iniziò a Borgo Flora, frazione di Cisterna di Latina, la coltivazione ai fini commerciali. Il clima dell’Agro Pontino si rivelò particolarmente adatto a tale coltura, il cui successo, prima in Italia poi anche all’estero, fu evidente a partire dalla fine degli anni Settanta. Nel 2004 avviene l’importante riconoscimento della certificazione IGP al Kiwi Latina; il disciplinare riconosce 22 comuni delle province di Roma e Latina come zona di produzione, oltre a distinguere le categorie “extra” e “prima” a seconda delle dimensioni del frutto e a stabilire parametri (grado zuccherino, durezza, resa massima per ettaro, fissata a 330 quintali) che garantiscono la giusta maturazione e qualità dei frutti etichettati Kiwi Latina. Oggi, gli ettari coltivati a kiwi nel Lazio sono circa 9.000: l’area dell’Agro Pontino è stata soprannominata “piccola Nuova Zelanda”, ma in realtà produce più kiwi del paese del Pacifico, contribuendo in modo decisivo a rendere l’Italia il primo produttore mondiale del frutto.
Una particolarità botanica della pianta del kiwi è che presenta soggetti maschi e femmine; solo le femmine producono frutti, ma i maschi sono necessari per l’impollinazione e devono essere impiantati in proporzione di uno ogni cinque o sei femmine.
Gran parte dei kiwi viene consumata al naturale, sbucciato e tagliato a fette o con un cucchiaino, oppure come componente di gustose macedonie; il frutto è ampiamente utilizzato anche per confetture, sciroppi e liquori. I dati nutrizionali del kiwi sono estremamente interessanti: l’apporto calorico è moderato ma non bassissimo, il contenuto di zuccheri apprezzabile, ma soprattutto si tratta di un frutto che contiene vitamina C in quantità ben superiori agli agrumi, oltre ad essere ricco di vitamine E e B7. Importante è l’apporto di sali minerali, in particolare di Potassio e Magnesio ma anche degli antisettici Rame e Ferro; il kiwi costituisce un eccellente integratore salino naturale, oltre ad avere proprietà dissetanti, antiossidanti e diuretiche. Contiene inoltre due sostanze di particolare rilevanza: la pectina, una fibra che riduce l’assorbimento del colesterolo nel sangue, e l’arginina, vasodilatatore la cui presenza ha portato alcuni a definire il kiwi addirittura un “viagra naturale”.